LA CIVILTA’ DELL’ ULIVO

LA CIVILTA’ DELL’ ULIVO

Una struttura efficiente e moderna al servizio di una tradizione millenaria valorizza l’antica ricchezza dell’entroterra agricolo siciliano.

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Forte di un’esperienza lunga più di un secolo, l’azienda Berretta è il punto di riferimento di una vasta area dedicata alla coltura dell’olivo. Il nuovo frantoio è stato progettato da Pekstudio ed ha uno sviluppo longitudinale ed un’impostazione planimetrica suddivisa in due ambiti funzionali contrapposti tra loro ed un’ampia sala centrale di circa 1500 mq  in cui sono collocate tutte le funzioni dell’oleificio.

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La struttura è in acciaio verniciato visibile negli elementi di sostegno verticali, l’involucro si compone invece di lamiere verniciate alternate a tratti di facciata continua.

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La distribuzione interna segue la logica delle esigenze produttive, dallo scarico delle olive fino alla spremitura ed all’imbottigliamento. Nella parte anteriore c’è la catena di molitura su due linee parallele.  Dalla molitura l’olio viene stivato all’interno di silos in acciaio posti in un ambiente con pareti rivestite da listoni di legno teak, così come la pavimentazione degli uffici e dello showroom, un blocco nero nelle cui pareti è stata ricavata una feritoia espositiva illuminata.  Il ciclo di lavorazione termina nell’area imbottigliamento, caratterizzata da un volume a nastri bianchi intervallato da fasce in policarbonatotraslucido realizzato in prossimità della parte posteriore dell’edificio.

L’edificio, che vive un breve periodo di frenesia produttiva nei mesi di ottobre e novembre, durante i restanti dieci mesi accoglie i visistatori dell’azienda.

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Il Barocco contemporaneo nel Pollino

Nel cuore del Parco del Pollino in Calabria un elemento originale si distingue dal resto rendendosi riconoscibile attraverso due segni identificativi della tradizione cristiana: il portale d’ingresso e la croce.I principi della progettazione passiva ed un’innovativa rilettura delle forme del passato sintetizzano l’armonia del creato nella Chiesa di Santa Maria Goretti a Mormanno.

 

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La pianta, studiata dall’architetto Mario Cucinella, ha una forma organica ed è stata disegnata prendendo come riferimento alcune tra le più belle chiese barocche romane e l’oratorio Ghisiglieri di San Carlo a Ferrara. Tutto ciò da vita ad un impianto dinamico in cui il fulcro centrale dialoga in modo armonioso con le cappelle laterali.

 

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Le opere d’arte collocate nella chiesa sono state realizzate con materiali della tradizione quali il marmo, il mosaico ed il bronzo.

La fluidità dello spazio interno e la bellezza dei particolari sono esaltate dalla luce naurale che è diffusa dall’alto . Tale apertura, oltre ad essere un pozzo di luce scenografico, collabora con la ventilazione naturale consentendo all’edificio di risparmiare energia e limitare l’utilizzo di impianti meccanici per il raffrescamento/ riscaldamento dello stesso.

Garden Bridge: un ponte verde sul Tamigi

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Sul Tamigi sorgerà un nuovo ponte, che sarà un vero e proprio parco naturale, ricco di piante e fiori. Si chiamerà Garden Bridge e rappresenta fin da ora uno dei progetti più ambiziosi dell’architetto Thomas Heatherwick, che starebbe dando gli ultimi ritocchi ai propri disegni, in attesa dell’approvazione ufficiale.

Il progetto nasce per offrire l’opportunità di creare un ponte che permetta di attraversare a piedi il Tamigi e di creare una nuova ed insolita area verde in città. Il ponte sarà arricchito ed abbellito da fiori selvatici, strutture in legno e piante. Garden Bridge non esiste ancora, ma la sua struttura è già molto vivida nell’immaginazione di chi lo sta progettando. Viene infatti descritto come un’iniziativa sensazionale e soprattutto come un luogo che non sarà raggiunto dai rumori del traffico della metropoli e dove gli unici suoni presenti saranno il cinguettio degli uccelli e il ronzio delle api, accompagnati dallo scorrere delle acque del fiume. I visitatori e i cittadini che attraverseranno Garden Bridge potranno ammirare il panorama appoggiandosi ai parapetti, oppure godersi semplicemente una passeggiata in tutta  tranquillità da una riva all’altra del Tamigi.garden bridge 3 Le specie vegetali prescelte, tra alberi, piante e fiori, arricchirannogli habitat naturali presenti a Londra, una delle città del mondo più ricche di parchi e di aree verdi. Per Garden Bridge si prevedono fioriture spettacolari in primavera e la decorazione di un albero di Natale nel periodo delle festività invernali. garden bridge 1 garden bridge 2

Se il progetto verrà sostenuto da investimenti pubblici, è probabile che Garden Bridge veda la propria inaugurazione nel 2016, altrimenti sarà necessario attendere sovvenzioni da parte dei privati e degli sponsor. L’approvazione del piano di costruzione definitivo avverrà nella primavera del 2014. La presenza del ponte verde e fiorito favorirà la biodiversità e porterà un’oasi di pace nella capitale britannica.

Quartieri ecosostenibili in Europa

La corsa contro il tempo per salvare l’ecosistema del nostro pianeta si avvale oggi dell’ausilio di una nuova coscienza civile, alimentata da importanti esigenze qualitative che negli ultimi anni hanno ridisegnato il concetto di “qualità della vita”.

Rispettare l’ambiente oggi non significa soltanto evitare di inquinare, ottimizzare le risorse energetiche e ridurre l’impatto dei consumi sul territorio. Rispettare l’ambiente oggi equivale a vivere meglio, riscoprendo i vantaggi dell’”abitare sostenibile”.

Migliorare l’efficienza dei servizi pubblici e mettere le proprie risorse a disposizione della comunità, sono due facce della stessa medaglia, due espedienti importanti per far sì che ogni agglomerato urbano possa rispondere alle esigenze dei suoi abitanti, in ottica eco-sostenibile.

In questa nuova ottica, la città o il quartiere svolgono un ruolo attivo e determinante per lo sviluppo della comunità e per il raggiungimento degli elevati standard di sostenibilità che costituiscono l’obiettivo comune di tutte le nazioni del mondo.

Un esempio di sviluppo in ottica ecologica è quello delle “smart cities” (letteralmente “città intelligenti”), veri e propri modelli di virtuosismo urbano in cui la qualità della vita dei cittadini è garantita da un potenziamento del sistema di telecomunicazioni, da un efficiente metodo di smaltimento dei rifiuti, da una rete di mezzi pubblici in grado di soddisfare le esigenze degli abitanti e infine dall’utilizzo sempre più frequente di fonti energetiche rinnovabili per alimentare gli edifici.

I moduli abitativi di nuova costruzione inoltre, sono progettati in modo da abbattere i consumi, grazie alla disposizione degli ambienti interni e all’utilizzo di materiali geotermici in grado di isolare termicamente le stanze.

Oggi le smart cities e più in generale i quartieri ecologici si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo, e le ultime indagini statistiche a riguardo fanno ben sperare anche per l’Europa e per il nostro Paese, all’interno del quale il modello smart ha iniziato a prendere piede solo nel 2010.

Quartieri green in Europa, il Vauban di Friburgo

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Tra gli agglomerati urbani intelligenti sorti negli ultimi anni nel Vecchio Continente c’è Vauban, un ex area militare situata a circa tre chilometri dal centro della città di Friburgo, in una delle aree più soleggiate della Germania. L’innovativo progetto di Vauban prevede la massima ottimizzazione delle risorse, ottenuta grazie all’utilizzo attivo di energia solare, al riciclo delle acque piovane per uso domestico e alla raccolta dei rifiuti che vengono convogliati in uno stabilimento che produce bio-gas. La progettazione del quartiere, ultimato nel 2008, è stata realizzata sulla base di obiettivi sostenibili sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista sociale, con la creazione di spazi pubblici partecipati, favorendo l’interazione tra vicini e creando un buon equilibrio spaziale tra ambienti domestici e ambienti di lavoro.

Ecocittà, il quartiere ecosostenibile marchigiano

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Anche in Italia la bio-edilizia sta facendo importanti passi avanti, come testimonia il progetto Ecocittà Porto Potenza Picena, un innovativo quartiere ecologico in fase di realizzazione nelle Marche.

Nato anch’esso dalla bonifica e dalla riqualificazione di un’area industriale abbandonata, Ecocittà si presenta come un vero e proprio esempio di virtuosismo ambientale, ideato in modo da avere un impatto ambientale quasi nullo. I quattordici moduli abitativi che compongono il quartiere saranno infatti costruiti utilizzando materiali geotermici, ed ogni appartamento sarà classificato con classe energetica A o A+.

Beddnigton, l’eco-quartiere a sud di Londra

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Un ultimo esempio europeo di bio-edilizia è rappresentato dal Beddnigton, quartiere del sobborgo londinese di Sutton realizzato nel 2002 sulla base del principio “Zero Energy Development”, che prevede l’annullamento delle emissioni inquinanti per i consumi energetici degli ambienti domestici.

Il disegno urbanistico suddivide l’area in cinque isolati che ospitano abitazioni private, negozi e uffici, tutti realizzati in ottica eco-sostenibile, partendo dalla riqualificazione di un’area degradata per installarvi edifici costruiti in modo tale da ridurre la necessità di illuminazione artificiale e le dispersioni di calore.

Autore: Luca Valente

BIQ House, la casa alimentata dalle alghe

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Sono numerosi i casi di edifici che vengono alimentati da fonti rinnovabili come, ad esempio, l’energia eolica o la captazione radiazioni solari ma in edilizia non si era mai sentito parlare delle alghe come fonte di produzione energetica. La new entry tecnologica del settore è la facciata bioreattiva, completamente made in Germany.

E’ proprio così, Amburgo per il prossimo Salone Internazionale dell’Edilizia (IBA) 2013 si sta impegnando in questo campo con la progettazione e conseguente costruzione di un quartiere completamente autonomo e sostenibile dal punto di vista energetico.

 

Il progetto comprende la realizzazione di un singolare complesso con funzione prettamente residenziale, chiamato BIQ HOUSE, composto da quindici unità abitative. Ad ideare tali alloggi è stato il team austriaco di architetti Splitterwerk Architects e sarà presente anche al prossimo International Building Exhibition 2013.

La facciata si compone di lamelle verticali orientabili, contenenti microalghe integrate a fotobio-reattori a schermo piatto in grado di captare ed immagazzinare l’energia per poi riutilizzarla in un secondo momento.

 

Il meccanismo di funzionamento è semplice: sfruttando il principio della fotosintesi clorofilliana, le microalghe crescono e si producono proporzionalmente all’intensità luminosa riuscendo in tal modo ad ombreggiare gli ambienti interni, come se fossero delle pale frangisole naturali. Contemporaneamente, captando l’anidride carbonica dall’esterno, il sistema è in grado di produrre energia.

La biomassa prodotta viene immessa a sua volta negli impianti per fornire calore agli ambienti. I vantaggi dei pannelli è dunque molteplice, oltre a schermare dal sole e migliorare il microclima interno durante la stagione estiva, contribuiscono alla produzione di energia pulita e calore in modo tale da rendere la costruzione ZEB (Zero Energy Building).

Infrastrutture energetiche per un futuro migliore

Progetto creativi e realizzabili che trasformano le vecchie infrastrutture autostradali in sistemi intelligenti capaci di produrre energia, di riqualificare e di dare slancio all’economia

 

 

Nella quotidiana frenesia di tutti i giorni, le infrastrutture per la mobilità sono diventate un elemento estremamente importante per il nostro stile di vita contemporaneo. Troppo spesso però le porzioni di territorio dedicate al trasporto di cose e persone non vengono tenute nelle dovuta considerazione, trasformandosi in piccole parentesi di tempo “sprecato” per spostarsi da un luogo all’altro. In realtà se dessimo un valore aggiunto a tutte le superfici dedicate alla mobilità, ci troveremmo ad avviare una massiccia riqualificazione del territorio, guadagnandoci in salute e in economia. E’ questa l’idea da cui è nato il concorso internazionale Green Boulevards. Viali alberati del terzo millennio”, che si è dedicato alla ricerca di progetti innovativi che, attraverso un attento design, sapessero integrare dispositivi di produzione energetica con contesti infrastrutturali contemporanei, innescando un processo di riqualificazione automatico.

Dopo un’attenta analisi la Giuria ha finalmente emesso il verdetto, annunciando i nomi dei due vincitori che oltre a ricevere un premio in denaro di 5.000 euro, si sono guadagnati una borsa di studio di pari valore che gli consentirà di sviluppare i progetti nel concreto. Accanto ai due primi classificati, il concorso ha premiato altri quattro progetti con le medesime borse di studio, raggiungendo un totale di 6 proposte innovative, da sviluppare accanto a partner istituzionale, per lo sviluppo di reti di comunicazione green, indirizzati in questo caso ai temi strategici del masterplan per l’area metropolitana Roma-Salerno.

 

 

I progetti vincitori


1° Classificato: Infrawater(Gruppo A2BF – Beniamino Fabio Arco, Rosario Badessa, Fabrizia Berlingieri, Giovanna Falzone).

 

 

Un progetto che ha completamente ripensato ai 270 km di autostrada che separano Salerno da Roma, assegnando un nuovo valore agli spazi inutilizzati che molto spesso si incontrano accanto ai 26 svincoli che caratterizzano questo asse viario.

Il progetto prevede l’inserimento in questi “nonluoghi” di ampie vasche per la raccolta dell’acqua piovana da utilizzare per l’irrigazione dei campi vicini, contenenti un sistema di depurazione attraverso la coltivazione di micro-alghe che, oltre a rendere potabile l’acqua, migliora la qualità dell’aria e produce una notevole quantità di BioFuel e BioGas utilizzabili per i mezzi agricoli delle vicinanze. Una proposta ingegnosa, perfettamente realizzabile semplicemente con fondi privati e pubblici che, con un solo intervento, darebbe valore aggiunto all’economica agricola e alle tradizioni locali, creando una metodologia nuova per produrre energia rinnovabile e riqualificare l’ambiente.

 

 

2° Classificato: INWAVE (Gruppo 3A+R – Dario Aureli e Silvia Ramieri – Anselmi Attiani Architetti Associati).

 

In questo progetto l’asse autostradale viene inserito all’interno di una struttura geodetica realizzata in acciaio Corten, attrezzata con elementi fonoassorbenti per ridurre l’impatto acustico dell’autostrada sull’ambiente circostante, moduli fotovoltaici e piccole pale eoliche per la produzione di energia rinnovabile ed elementi naturali per integrare al contesto la struttura. Secondo le stime degli autori della proposta, per realizzare una struttura di questo tipo dovrebbero essere necessari 1,2 mln di euro ogni 100 metri di autostrada, con un ritorno in termini energetici pari a 27.000 kW/anno ogni 100 metri lineari per le micro turbine eoliche e 150-200 kW/anno per 100 ml per i pannelli fotovoltaici. I vantaggi sarebbero ovviamente numerosi, a partire dalla riqualificazione paesaggistica del territorio, sino al risparmio di risorse ottenibile grazie alla produzione di energia pulita.

 

 

Le 4 borse di studio


3° Classificato: VITAEDUCTUS (Gruppo Atelier CMJN, Gaël Brulé, François Lepeytre, Ana Bras, Eric De Thoisy).

 

 

Una proposta che nasce da una curiosa coincidenza in un particolare tratto dell’autostrada Ro-Sa che, estendendosi in questo punto perfettamente da est ad ovest, si dispone in perpendicolare ai forti venti da sud, trovandosi con sole e vento provenienti dalla stessa direzione. I progettisti in questo caso hanno creato un “viadotto” del tutto originale, inserendo lateralmente i pannelli fotovoltaici e le speciali microturbine eoliche, e rivestendolo con strati di vegetazione poi destinati alla produzione di biocarburante.

 

 

4° Classificato: New mobility for new structure (Gruppo [ia]2, Chiara Barbieri, Aniello Camarca, Ornella Mazzarella, Michele Pirozzi, Adriano Tortora).

 

L’oggetto della proposta è la linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro che collega il Parco Nazionale del Cilento con i Monti Alburni e che giace inutilizzata dal ’87. Il progetto prende i 76 km di tracciato inutilizzato e li trasforma in 156 km di infrastrutture green e smart, destinate a salvaguardare l’habitat naturale, alla produzione di energia pulita (solare, eolico, idroelettrico) ed alla rivitalizzazione economica locale. La nuova mobilità di progetto permetterà di avvicinarsi all’area in “punta di piedi”, sfruttando le piste ciclabili e pedonali o utilizzando gli innovativi e-bus, autobus elettrici a ricarica induttiva wireless che, senza fili o tralicci, consentono di spostarsi con facilità senza inquinare e senza rumore.

 

 

5° Classificato: Natural born green boulevard (Gruppo effequattro, Germana Di Gennaro, Stefania Ragozino, Rolando Di Gregorio, Livia Falco).

 

Anche in questo caso un tratto ferroviario (30km) inutilizzato (tra Cancello e Torre Annunziata) trasformato in un “green boulevard” attrezzato per la mobilità lenta e per la produzione integrata di energia pulita, collocando in corrispondenza delle vecchie stazioni impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare, sistemi di recupero degli scarti delle vicine campagne (trucioli legno, residui della coltivazione dell’uva,…) e delle acque reflue, per riqualificare a 360° tutta l’area.

 

 

6° Classificato: Cluster Hills for Energy (Gruppo 5s_12, Valeriana Senese, Irene Labella, Chiara Statini, Stefania Nannelli, Giulia Nerbini).

 

L’area di progetto è collocata in una posizione strategica, tra il Corridoio 1 che collega Berlino a Palermo, e Corridoio 8 tra Bari e Varna. La proposta prevede di affiancare alla struttura ferrovia che colleghi i principali poli industriali del sud Italia, un asse simbolico infrastrutturale che sia in grado di mettere in atto una serie di strategie che possano portare al concetto chiave di “Rifiuto-Energia-Prodotto-Rifiuto”. Significa che le vicine aziende agricole, le industrie, e gli agglomerati urbani, produrranno l’Input, ovvero i rifiuti organici. La trasformazione di questi scarti in energia termica, elettrica e biogas, sarà invece l’Output andando a ridistribuire a sua volta, l’energia prodotta, ai soggetti Input e generando un ciclo chiuso perfettamente stabile.

La casa origami muta a seconda del meteo

Può avere ben otto configurazioni per adattarsi a qualsiasi temperatura e ottimizzare i consumi

Una casa modulare costruita come un origami che si modifica in base alle esigenze ambientali, ottimizzando i consumi energetici per luce e riscaldamento. La D*Haus, progettata dagli architetti inglesi David Grunberg e Daniel Woolfson, può assumere otto diverse configurazioni, rispondendo meglio alle condizioni stagionali, meteorologiche e astronomiche.

The Dynamic D*Haus by The D*Haus Company
All’interno ci sono due camere da letto, un soggiorno a pianta aperta e un bagno. Gli spessi muri possono diventare, scorrendo su binari, pareti interne o esterne. Per esempio, nei mesi estivi, si può scegliere la configurazione con la camera da letto affacciata a Est per godere del sorgere del sole sdraiati sul proprio letto.
Secondo i progettisti, la D*Haus è “il prodotto di una realizzazione matematica applicata: ispirato al puzzle di logica di Dudeney, ogni abitazione è in grado di adattarsi all’evoluzione dei modelli di vita del futuro”.

Singapore: la tecnologia ritorna alla natura

Nel cuore di Singapore si sta sviluppando il progetto “Gardens by the Bay ”, un parco che supera l’architettura stessa, dove la tecnologia ritorna alla natura, intesa non solo come modello da imitare, ma come modello operazionale. I giardini botanici di Marina South, servendosi di una tecnologia a basso consumo energetico e sfruttando le energie rinnovabili, sono tra i manifesti della sostenibilità energetica.

IL PROGETTO
Singapore è giunta all’ultimo step verso “la città tropicale perfetta”, pianificazione sociobiologica cominciata nel 1965 con la costruzione di questo micro-Stato. Il progetto dei giardini è stato proposto nel 2006 da un team multidisciplinare composto dall’Atelier 10, ingegneri meccanici e civili, dal Wilkinson Eyre, progettisti, ed i Grant Associates, paesaggisti.

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I GARDENS
I giardini botanici, che si trovano all’interno di una riserva di 101 ettari (in parte recuperati dal mare) incorporano due serre, tra le più grandi strutture in vetro del mondo (16500 mq). In una, la” Flower Done”, vengono riprodotte le condizioni climatiche mediterranee e delle regioni tropicali; nell’altra, la “Cloud Forest”, le regioni tropicali della giungla. Per poter ospitare alcuni tipi di vegetali, bisognava ottimizzare al massimo le radiazioni solari: la soluzione ideale era una superficie totalmente vetrata con vetri ad alta efficienza, che consentono il passaggio del 65% delle radiazioni e contemporaneamente moderano il passaggio del calore del 35%, integrati ad un sistema di ombreggiamento costituito da vele triangolari regolabili con un sistema automatizzato secondo le esigenze dell’utenza

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I SUPERTREE
I Supertree, superalberi alti da 25 a 50 metri, sono rivestiti di felci, orchidee, piante rampicanti ed epifite e supportano una tecnologia che riproduce il processo biochimico degli alberi: le cellule fotovoltaiche svolgono le funzioni di fotosintesi e ventilazione, gli impianti di raccolta dell’acqua piovana del nucleo (che conducono l’acqua nel serbatoio ipogeo), quelle delle radici che reincanalano l’acqua nel sistema di irrigazione. Durante le ore diurne rinfrescano ed ombreggiano, di notte sono i protagonisti di uno spettacolo multimediale.

Gardens-by-the-Bay-Singapore-gGardens-by-the-Bay-Singapore-hGardens-by-the-Bay-Singapore-iL’adiacente National Park Board fornisce ai giardini 5000 tonnellate si scarti di legno, biomassa utilizzata per la produzione dell’energia necessaria all’impianto alimentato da una caldaia. I fumi prodotti vengono introdotti nell’impianto di climatizzazione, contribuendo alla deumidificazione dell’aria.