Designled, superfici luminose flessibili

Una superficie luminosa da poter acquistare al metro, da poter tagliare ed utilizzare come più ci piace.

Designled, startup scozzese, rivoluziona il concetto di luce. Al posto della lampadina abbiamo un foglio luminoso a basso consumo energetico, sottile, flessibile, con infinite possibilità di utilizzo. E’ la struttura stessa ad essere autoilluminante. I led consentono un risparmio energetico fino al 85% , durando fino a 20 volte di più. Le piastrelle flessibili di resina, sono in grado di emettere luce su uno o entrambi i lati, e possono essere prodotte in qualsiasi forma o dimensione fino a 1 metro, offrendo fino a 20.000 lumen per metro quadrato.

Funghi, materiale da costruzione sostenibile

Fantastici funghi. Oltre a fare bene alla salute, i funghi possono diventare un materiale da costruzione sostenibile. Come? Lo rivela l’azienda newyorkese Ecovative, passata all’onore delle cronache per aver fornito al colosso dell’hi tech Dell un packaging alternativo e compostabile di bambù e i funghi, che sta realizzando la prima casa al mondo fatta di funghi.

Si chiama Mushroom Tiny House ed è una piccola costruzione, con un ingombro minimo. Ma, se pecca nelle dimensioni, la micro casa compensa con l’impiego di materiali ecologici. A differenza delle abitazioni tradizionali, che vengono spesso rivestite con isolamento di schiuma a base di petrolio, le sue pareti di legno sono ricoperte con il micelio, ovvero l’apparato vegetativo dei funghi formato da un intreccio di filamenti. Una sorta di “radice”, per intendeci. Una volta fatto crescere, questo isolamento continuerà a seccarsi nel corso di un mese, formando una chiusura ermetica e un’eccellente protezione termica.

Secondo Ecovative sarà anche conveniente e resistente al fuoco. Oltre all’isolamento che cresce naturalmente, la casa avrà anche pannelli costruiti con funghi. “Al suo interno, racchiude la nostra visione dell’edilizia, per offrire ad architetti, costruttori e consumatori la soluzione definitiva per una costruzione eco-friendly, ad alta efficienza energetica e ad un prezzo che è molto meno costoso per la nostra salute, l’ambiente e il nostro portafogli” , ha detto il co-fondatore di Ecovative Eben Bayer.

casa funghi

Il team non sta solo realizzando una piccola casa “green”, ma la sta facendo letteralmente crescere. L’isolamento con i funghi nelle pareti è vivo e in crescita. Ed è destinato a diventare uno dei materiali più innovativi per la bioarchitettura del futuro, come dimostrerà Mushroom Tiny House non appena sarà completata.

casa funghi 3

Anche se la struttura portante è stata tirata su, c’è ancora molto da fare e si sta lavorando freneticamente per terminare i dettagli finali entro la metà di giugno, quando la casa di funghi verrà trasportata da Green Island, New York, in Vermont, per la 2013 Tiny House Fair.

Quando l’asfalto è pulito: l’asfalto mangiasmog

Una pavimentazione stradale capace di demolire, in un anno, il 19% di ossido di azoto presente nell’atmosfera: è tutto vero ed è stato sperimentato in Olanda. Vediamo insieme di cosa si tratta.

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I ricercatori dell’Università di Eindhoven, in Olanda, hanno sperimentato una particolare soluzione, volta alla riduzione dell’inquinamento atmosferico delle città. Hanno ricoperto l’asfalto di un isolato di Hengelo con uno speciale rivestimento in biossido di titanio (TiO2). Una sottile polvere cristallina che, utilizzando come catalizzatore la luce solare, è capace di convertire alcuni agenti inquinanti, come il monossido e il biossido di azoto, in sostanze meno  pericolose come i nitrati.

Nello specifico, il biossido di titanio, con l’azione dei raggi UV del sole provoca le reazioni di trasformazione dei gas inquinanti in sali.

Trascorso un anno, i ricercatori hanno effettuato delle misurazioni per comprendere se e quanto, in quel lasso di tempo, i livelli di inquinanti presenti nell’atmosfera dell’isolato di Hengelo si fossero differenziati da quelli di zone adiacenti.

Secondo i dati statistici raccolti, è risultato che l’inquinamento dell’area rivestita dall’asfalto di biossido di titanio è diminuito in media del 19%. Il processo, però, lavora per fotocatalisi ed è quindi fortemente condizionato dalle condizioni metereologiche. Durante le giornate soleggiate, infatti, si possono raggiungere riduzioni complessive del 45%.

La scoperta è stata pubblicata sul Journal of Hazardous Materials e si pensa che possa aprire la strada a nuove sperimentazioni, volte all’abbattimento dei costi di questo particolare tipo di asfalto.

Saranno proprio i costi elevati del trattamento ad aver bloccato l’Italia nello sviluppare e perfezionare questo tipo di tecnologia?

Secondo quanto si legge su Repubblica, infatti, i pionieri di questa invenzione non sarebbero gli olandesi, bensì gli italiani.

Nel 2002, la Global Engeneering, un’azienda lombarda, avrebbe brevettato un simile asfalto “mangia smog”: degli ecorivestimenti in ossido di titanio funzionanti per fotocatalisi, che si attivavano quindi grazie all’azione combinata di luce e aria, decomponendo monossodi di carbonio e affini in agenti innocui, come sali minerali e calcare.

Ancora, si legge su Il Giornale, in un articolo del 2011, la Sea aveva messo a punto, 2 anni fa, un progetto pilota che interessava l’area degli arrivi al Terminal 1 di Malpensa: 18mila metri quadrati di pavimentazione stradale trattati con il Coverlite, sostanza con caratteristiche anticatalitiche antismog.

A quel tempo, anche le nostre sperimentazioni avevano avuto dei risultati importanti, almeno secondo quanto si può evincere dalle parole di Mauro Bacchi, direttore tecnico dell’Impresa Bacchi : “Il trattamento foto catalitico, nel filone importante della ricerca, si dimostra una soluzione vincente nel combattere l’inquinamento. Nessun provvedimento adottato dalle autorità competenti è in grado di ottenere questi risultati. E soprattutto il Coverlite è attivo immediatamente con un’efficacia duratura nel tempo. Un risultato mai ottenuto prima in Italia”.

Ma allora, che fine hanno fatto questi progetti?

Syntodefence, il tetto che allontana zanzare e volatili

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Come allontanare gli insetti e i volatili indesiderati dalle nostre abitazioni? La nuova soluzione è un tetto repellente, innocuo per gli animali, per l’uomo e per l’ambiente. Si chiama SyntoDefense ed è costruito da un telo biodegradabile, anallergico e sicuro. La sua installazione permette di evitare il ricorso a insetticidi e ad altri rimedi drastici e nocivi per gli animali e per l’ambiente.

SyntoDefense è un tetto sotto-tegola a tre strati ideato da Bituver. E’ adatto a tetti a falda ventilati per garantire protezione delle coperture, traspirabilità e impermeabilità, oltre a resistenza meccanica. Si propone come un efficace repellente di insetti e volatili, grazie ad uno speciale trattamento a cui è sottoposto in fase di produzione.

La creazione del nuovo telo è nata dalla ricerca nel campo tessile. La prima applicazione dello speciale trattamento, certificato da organismi internazionali, è stata sviluppata su richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal Global Fund dell’Unicef per combattere la malaria e le malattie portate dagli insetti.

Lo speciale additivo repellente è stato applicato innanzitutto sui vestiti ed è risultato efficace quanto basta per evitare la presenza di insetti su di essi e la deposizione di uova tra risvolti e fessure. Bituver ne ha trasferito l’applicazione dal mondo del tessile e dell’abbigliamento al settore delle costruzioni.

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Il telo è adatto ad allontanare dai tetti degli edifici piccioni, zanzare, vespe ed altri insetti e volatili, che potrebbero creare problematiche igieniche per le famiglie. L’applicazione del tetto repellente renderà più efficiente ed innocuo il recupero di mansarde e sottotetti.

SyntoDefense è nello stesso tempo traspirante al vapore acqueo e impermeabile all’acqua, oltre ad avere un’alta grammatura, un’ottima facilità di movimentazione e una buona resistenza ai raggi UV, prolungando la durata dei tessuti ed evitandone la degradazione batterica. Lo speciale “effetto Defense”, infine, assicura una significativa protezione aggiuntiva del tetto (rallenta il logorio di travetti, fibre di legno e calcestruzzo) e, grazie ad un particolare trattamento permanente, non viene dilavato per contatto con agenti atmosferici.

Mattoni verdi per il nostro ecosistema

Attraverso semplici stratagemmi architettonici possiamo aiutare la biodiversità.

Alcuni progettisti shanno ideato dei mattoni che, oltre ad essere dei mezzi per reintegrare il verde in città, possono  attirare i volatili verso le costruzioni realizzate con essi.

Con il nostro balcone o giardino  possiamo creare mangiatoie e rifugi per uccellini, in modo che essi possano trovare cibo e riparo, soprattutto durante la stagione invernale.

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Il Fabrikaat è un vero e proprio habitat per gli uccelli, mentre invece il mattone della designer  Chooi-leng Tan, con la sua struttura modulare, può assolvere diverse funzioni, da abbeveratoi o mangiatoie per volatili a vasi per il fiori.

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Attraverso il “mattone verde” possiamo ospitare la fauna urbana in un nuovo habitat, seppur cittadino.

BIQ House, la casa alimentata dalle alghe

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Sono numerosi i casi di edifici che vengono alimentati da fonti rinnovabili come, ad esempio, l’energia eolica o la captazione radiazioni solari ma in edilizia non si era mai sentito parlare delle alghe come fonte di produzione energetica. La new entry tecnologica del settore è la facciata bioreattiva, completamente made in Germany.

E’ proprio così, Amburgo per il prossimo Salone Internazionale dell’Edilizia (IBA) 2013 si sta impegnando in questo campo con la progettazione e conseguente costruzione di un quartiere completamente autonomo e sostenibile dal punto di vista energetico.

 

Il progetto comprende la realizzazione di un singolare complesso con funzione prettamente residenziale, chiamato BIQ HOUSE, composto da quindici unità abitative. Ad ideare tali alloggi è stato il team austriaco di architetti Splitterwerk Architects e sarà presente anche al prossimo International Building Exhibition 2013.

La facciata si compone di lamelle verticali orientabili, contenenti microalghe integrate a fotobio-reattori a schermo piatto in grado di captare ed immagazzinare l’energia per poi riutilizzarla in un secondo momento.

 

Il meccanismo di funzionamento è semplice: sfruttando il principio della fotosintesi clorofilliana, le microalghe crescono e si producono proporzionalmente all’intensità luminosa riuscendo in tal modo ad ombreggiare gli ambienti interni, come se fossero delle pale frangisole naturali. Contemporaneamente, captando l’anidride carbonica dall’esterno, il sistema è in grado di produrre energia.

La biomassa prodotta viene immessa a sua volta negli impianti per fornire calore agli ambienti. I vantaggi dei pannelli è dunque molteplice, oltre a schermare dal sole e migliorare il microclima interno durante la stagione estiva, contribuiscono alla produzione di energia pulita e calore in modo tale da rendere la costruzione ZEB (Zero Energy Building).

Edilizia sostenibile: in arrivo le vernici fotocatalitiche mangia-smog

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Negli ultimi anni, nel settore edilizio, la ricerca di tecnologie che rispettano l’ambiente è diventata molto piu’ intensa. L’ultima idea sul mercato è un rivestimento pittorico mangia-smog, una vernice fotocatalitica che, grazie alla luce, è in grado di separare i componenti nocivi presenti nell’aria. A scomporre gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera è un meccanismo di ossidazione che si attiva con l’esposizione al sole.

L’elemento che ha un ruolo fondamentale nel processo è il biossido di titanio che, con l’azione dei raggi ultravioletti, agisce da fotocatalizzatore, eliminando i componenti principali di inquinamento (ammoniaca, benzene, particolato atmosferico PM10, monossido di carbonio, biossido di zolfo) provenienti da scarichi delle industrie ed emissioni delle macchine.

DA NON PERDERE SEWR, la facciata che purifica l’acqua

Il procedimento purificante è similare a quello della fotosintesi clorofilliana delle piante, con cui il biossido condivide la capacità di “mangiare” lo smog. In questo modo si evita anche il formarsi di muffe e batteri che costituiscono una forma di degrado per gli edifici.

Una relazione del CNR conferma l’efficacia di questo trattamento fotocatalitico dichiarando che un metro quadrato di superficie trattata con questa vernice è in grado di eliminare in un’ora il 90% di sostanze inquinanti presenti in 80mc d’atmosfera.

I campi d’impiego di queste vernici sono molteplici. Grazie alle loro caratteristiche di traspirabilità, idrorepellenza ed incorruttibilità si prestano in modo ottimale al rifacimento di facciate, offrendo una protezione permanente contro lo smog e l’azione delle piogge acide.

La vernice mangia-smog può divenire una nuova idea imprenditoriale nel campo dei prodotti edilizi ecosostenibili in quanto il principio fotocatalitico si può estendere ad materiali di rivestimento quali asfalto e piastrelle.

Anche in questi casi, infatti, è la radiazione solare che sollecita e fa reagire il biossido di titanio, facendo attivare lo sprigionamento di ossigeno attivo. Aziende che propongono materiali fotocatalitici sono Keim, Steikos, Caparol, Marraccini, Harpo.

Il riso come materiale da costruzione

La cultura tradizionale, capita spesso di pensare, raramente sbaglia: detti ed abitudini tramandati per secoli trovano tutt’oggi fondamento di verità e saggezza. E’ questo il caso anche di un’antichissima soluzione in campo edile proveniente dalla Cina, ben 1500 anni fa, durante la Dinastia Ming.

I Cinesi, all’epoca, usavano mischiare la calce con una versione “appiccicosa” del riso (come quando lo cuciniamo con troppa acqua) e proprio da questo mix ottenevano una malta in grado di rendere gli edifici estremamente resistenti, perfino a terremoti.

 

Un gruppo di ricercatori ha recentemente scoperto il segreto di questo materiale: il ricercatore a capo del gruppo, Bingjian Zhang, rivela che la particolare peculiarità è dovuta alla presenza di amilopectina.

L’amilopectina è uno dei componenti dell’amido, polisaccaride o carboidrato complesso, che interagendo con il carbonato di calcio presente nella calce dà origine a microstrutture che migliorano le performance del materiale.

Davvero un caso molto particolare di riscoperta delle virtù di un materiale organico che si pensava potesse essere adatto a tutto, ma non certo  a costruire.

Un’immagine del riso “appiccicoso” usato nel mix

Questo mix di componenti inorganiche (il carbonato di calcio) ed organiche (amilopectina del riso) potrebbe dunque venire preso in considerazione al fine di ristrutturare vecchie costruzioni o dare luce a nuove.

In chiave ambientale, costituirebbe un passo verso una maggiore sensibilità e responsabilità, alla luce del fatto che l’edilizia rappresenta uno dei settori con il più elevato impatto ambientale.

Un problema sentito anche in Cina, dove il boom immobiliare degli ultimi trent’anni rischia di lasciare ferite difficilmente sanabili sul territorio in un futuro.

PRODURRE ENERGIA …..CAMMINANDO!

Sono  le mattonelle piezoelettriche per la pavimentazione PaveGen, rivestite in gomma riciclata al 100% con la struttura anch’essa formata all’80% di materiali riciclati, che accumulano l’energia cinetica che si crea con i passi delle persone e la converte in energia elettrica.

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Le lastre troveranno la loro prima applicazione durante le Olimpiadi di Londra 2012. Per l’occasione 20 piastrelle verranno istallate sull’attraversamento centrale che va dallo Stadio Olimpico al nuovo centro commerciale Westfield Stratford City. «L’installazione dovrebbe essere sufficiente ad alimentare, grazie al passaggio delle persone, circa la metà dell’illuminazione esterna del centro commerciale» ha dichiarato Laurence Kemball-Cook, il giovane ingegnere che le ha ideate nel 2009. Ogni passo crea una compressione delle lastre di 5 millimetri producendo energia sufficiente a mantenere acceso il LED contenuto in esse per circa 30 secondi. Il dispendio energetico è minimo: le piastrelle consumano infatti solo il 5% dell’energia elettrica che producono. É quindi una tecnologia con un alto potenziale; basti pensare che in media un singolo individuo nella sua vita compie ben 150 milioni di passi e che le applicazioni posso essere molteplici: per fornire energia ai sistemi di illuminazione stradale e pedonale, per la segnaletica o anche per ricaricare batterie e applicazioni a bassa potenza. Questa tecnologia è stata progettata per essere montata senza problemi al posto dei sistemi di pavimentazione esistente, in ambienti interni ed esterni (le lastre sono impermeabili) con alto calpestio. I siti ideali per poter creare una pavimentazione con queste mattonelle sono, quindi, strade trafficate, uffici, eventi, centri commerciali, scuole ed università.